cimitero ebraico
PROGETTO DI RESTAURO
DELL’ANTICO CIMITERO EBRAICO DI GORIZIA
Valdirose / Rožná Dolina
Gorizia è stata sede di un’importante comunità ebraica, ora ridotta a sezione della comunità ebraica di Trieste.
La presenza di ebrei a Gorizia è attestata sin dal XVI secolo, con le famiglie dei Morpurgo e dei Pincherle impegnate in attività di prestito. Nel 1698 fu istituito il ghetto.
La residenza coatta non pregiudicò lo sviluppo demografico della comunità che dalle 256 persone nel 1764 passò alle 270 nel 1788, che divennero 314 nel 1850.
La componente ebraica, in prevalenza ashkenazita ovvero di provenienza tedesca, ha lasciato numerosi segni e donato alla città personaggi illustri: il filosofo Carlo Michelstaedter (1887-1910), il glottologo Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), e altri ancora.
La vitale comunità ebraica di Gorizia fu praticamente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager tra ’43 e ’44.
Nonostante la pressoché completa scomparsa di una presenza ebraica in città, quanto rimane del quartiere del vecchio ghetto è stato nel dopoguerra oggetto di importanti lavori di restauro con il recupero della locale sinagoga.
A testimonianza della presenza ebraica a Gorizia resta inoltre anche l’antichissimo cimitero di Valdirose (ora in territorio sloveno, a Nova Gorica).
Gli ebrei goriziani nel 1648 si organizzarono in ghetto e si ipotizza che costruirono poco dopo anche il loro cimitero.
Alla fine del Seicento si decise di spostare il luogo di sepoltura dalla zona del ghetto alle vicinanze del torrente Corno, nella via di accesso nord orientale della città. L’attuale perimetro del cimitero è risalente al 1881.
Al momento della divisione della città tra Italia e Jugoslavia, nel 1947, il cimitero rimase a un passo dalla linea di confine ma nel territorio di Nova Gorica.
Oggi il cimitero, il più antico luogo di sepoltura ebraico in territorio sloveno, nonostante siano stati restaurati il muro di cinta, la ex camera mortuaria ed alcune tombe di personaggi illustri della comunità, si trova in uno stato di abbandono pressoché totale. Un censimento realizzato nel 1876 contò 692 lapidi, la più antica delle quali risale al 1371.
Molte di esse sono andate perdute o risultano poco leggibili o rotte, cadute e rimaste sepolte sotto lo strato superficiale dell’area.
Gli urgenti interventi di restauro e di recupero sono quindi l’ultima occasione per poter salvare questo prezioso patrimonio che ci permette di leggere e rintracciare percorsi storici, culturali, religiosi e umani di grande interesse, e che si avvia verso una rapida distruzione dovuta a diverse motivazioni: il degrado causato dalla variazione del microclima (aggressione di solfiti e solfuri, che si legano a diverse sostanze immesse in dose massiccia nell’atmosfera dalle società industriali) e forme di aggressione “sociale” come vandalismi e tentativi di furto.
cimitero ebraico